Di Carlo Fazzini

ARQUATA DEL TRONTO – Una semplice lettera consegnata tra le mani alla vigilia di Natale ma che a Bernardino Corradi rischia di far cadere tutto il mondo addosso. Bernardino ha 91 anni, vive ad Arquata da una vita, e lo scorso 18 dicembre si è visto recapitare da parte del Comune una missiva contenente la comunicazione di avvio della procedura di decadenza dell’assegnazione della Sae (soluzione abitativa di emergenza) che, dopo il terremoto del 2016, gli è stata assegnata e nella quale vive dal 2 ottobre del 2017. In pratica il signor Corradi rischia di dover lasciare entro pochissime settimane la sua casetta d’emergenza di 40 metri quadrati nell’area di Borgo 1.

Bernardino Corradi e sua figlia Settimia

Oggi i suoi parenti, con cui abbiamo parlato, in particolare la figlia Settimia e il genero Bernardino, chiedono all’amministrazione comunale e alle istituzioni coinvolte “un atto di umanità verso uno dei pochi residenti rimasti ad Arquata, irriducibile nell’amare il suo paese di cui vuole continuare a rimanere residente” e lo fanno nelle pieghe della burocrazia che, in base alle informazioni che abbiamo reperito, proviamo a spiegarvi. Proviamo a spiegarvi come si sia arrivati al punto che un uomo di 91 anni, che ha vissuto il trauma del terremoto, rischi di dover abbandonare il paese in cui vive da sempre, traslocando.

Un estratto della lettera che il Comune di Arquata ha inviato a Bernardino Corradi lo scorso 18 dicembre

Nelle righe della missiva con cui il comune di Arquata ha avvisato dell’avvio della procedura, si fa riferimento, come motivo dello “sfratto” dalla Sae, a una storia particolare che ha a che vedere con l’Anas e la galleria di Trisungo.

Bernardino, infatti, era proprietario di una casa nella frazione di Trisungo che l’Anas gli ha espropriato, dietro indennizzo, prima parzialmente e poi totalmente in due “puntate” fra marzo del 2016 e marzo del 2019 per consentire la costruzione dello svincolo di connessione alla famosa galleria i cui lavori sono bloccati da tempo, complice il contemporaneo fallimento della ditta Carena di Genova che si era aggiudicata il maxi appalto da 90 milioni di euro per il riammodernamento del tratto di Salaria Arquata-Valgarizia.

Nel frattempo, però, le scosse succedutesi fra agosto e ottobre del 2016 avevano reso del tutto inagibile l’abitazione di Corradi il quale, in ogni caso, “aveva provato a proporre agli uffici competenti la ricostruzione della sua abitazione qualche metro più in là rispetto ai cantieri” dicono i parenti. Senza successo però, eventualità che ha spinto in ultimo la famiglia ad accordarsi con Anas per l’esproprio completo della proprietà.

Vi chiedo, anzi, vi supplico di non creare un nuovo mero atto burocratico teso solo al rispetto di norme a volte crudeli che passano sopra a elementari diritti di equità e di umanità per le persone interessate, ma di favorire una soluzione sì rispettosa delle norme ma, nel contempo, che possa anche consentire di rispettare l’esigenza primaria di un cittadino colpito da continue disgrazie (i sismi, l’esproprio Anas dell’abitazione e la riduzione progressiva della salute e dell’autosufficienza): quella di passare gli ultimi mesi che gli restano da vivere, nella sua Arquata del Tronto”| Estratto della lettera inviata il 2 maggio del 2019 da Settimia Corradi al Comune di Arquata.

Proprio l’accordo intervenuto con l’Anas è il motivo per cui oggi Bernardino Corradi rischia di doversene andare dalla sua casetta con gli atti del Comune di Arquata che legittimamente richiamano il contenuto dell’ordinanza emergenziale emessa dalla Protezione Civile a due giorni dalle scosse del 24 agosto 2016 tra i motivi dell’avvio della procedura di decadenza.

In pratica la cessione per pubblica utilità di una casa inagibile e che per di più sarebbe stata praticamente impossibile da ricostruire per la presenza dei cantieri Anas, sta tecnicamente facendo perdere il diritto di Bernardino alla sistemazione d’emergenza a Borgo 1, pur legittimamente nell’ottica del comune di Arquata che sta semplicemente applicando la normativa del caso.

La famiglia, però, non vuole arrendersi di fronte alle ragioni fredde della burocrazia anche se i termini così stretti della procedura, per di più a cavallo delle feste di Natale, comprimono le possibilità della famiglia di cercare una soluzione straordinaria al problema insieme all’Amministrazione di Arquata alla quale Settimia Corradi aveva già scritto a maggio del 2019 chiedendo fin da allora, col cuore in mano, di non togliere l’abitazione al padre (sopra un estratto di quella lettera).

Ora per Bernardino, provato pesantemente nello spirito e nella salute dalle vicissitudini che l’hanno colpito negli ultimi anni, l’ultima speranza prima del trasloco dal paese a cui è legato da tutta la vita è quella di rivolgersi con un’istanza al Prefetto di Ascoli il quale, per motivi speciali, potrebbe concedergli di restare ad Arquata.

Proprio il profondo legame di Bernardino con la sua terrà è sostanzialmente la chiave di volta di tutta questa  storia. Per la figlia e il genero, che abitano a Porto D’Ascoli e che tutti i giorni viaggiano fino ad Arquata per accudirlo, sarebbe infatti più facile un trasloco. “Per noi averlo vicino a casa per assisterlo sarebbe molto più comodo” ci dice la sua famiglia “ma nonostante questo accettiamo volentieri i lunghi spostamenti in macchina perché sappiamo che per lui stare lassù, nella sua terra e fra la sua gente è fondamentale. E’ vitale”.

Fonte: https://www.picenooggi.it/2020/01/10/72585/terremotato-di-arquata-sfrattato-dalla-sua-sae-a-91-anni-la-storia-di-bernardino-corradi/amp/ del 11/01/2020

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