L’incantevole aspetto delle Fonti del Clitunno non smette mai di sorprendere coloro che ogni singolo giorno visitano questo luogo, per molti aspetti quasi incantato.

In origine, nel primo secolo d.C., le acque di questo luogo erano così abbondanti tanto da confluire nel grande fiume Clitunno.

In quel tempo i Romani navigavano questo imponente corso d’acqua per raggiungere la Capitale.

Le Fonti del Clitunno erano considerate sorgenti sacre, luoghi di culto dedicati al Dio Giove Clitunno e sui quali vennero eretti alcuni tempietti.

Si racconta ancora oggi della lettera che Plino il Giovane scrisse ad un suo amico per raccontare di questo luogo incantato e nella quale esprimeva il suo rammarico per averle ammirate “troppo tardi”.

Purtroppo un violento terremoto avvenuto nel V secolo d.C. cambiò radicalmente la conformazione del luogo causando anche il ridimensionamento delle acque esistenti.

Oggi il parco si estende su una superficie di circa 10.000 metri quadri tra Spoleto e Foligno, con il suo caratteristico laghetto di circa 400 metri quadri.

L’attuale formazione del luogo la si deve al Conte Paolo Campello della Spina, il quale a metà dell’Ottocento, tolse la terra, riorganizzò gli spazi e vi introdusse piante ed animali.

Le Fonti del Clitunno, nel corso degli anni sono state anche sorgenti di ispirazione per poeti ed intellettuali; Giosuè Carducci ad esempio le consacrò nella sua ode “Alle fonti del Clitunno”.

Sorgenti sotterranee di numerosi specchi d’acqua, popolate da diverse specie animali e vegetali.

Cigni, uccelli, anatre, ma anche pesci come carpe e trote tutti all’ombra di pioppi cipressini e salici piangenti.

Un luogo intimo, immerso nella natura, ora come allora una importante realtà della Valle Umbra (Patrizio Di Nola).

Foto copertina: Michele Castellani

Fonte articolo: ecomuseocampello.it

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