Anche Foligno tra le città più inquinate. Gli ambientalisti: «Ogni anno lo stesso problema e non si fa niente. Fermare traffico fino a Euro 6»

Aria irrespirabile nelle città umbre. Da inizio anno al 20 gennaio gli sforamenti dei limiti di Pm10 registrati dall’Arpa sono stati 17 a Terni, 15 a Città di Castello, 13 a Foligno e 10 a Perugia. Ma nelle diverse città cambia il peso delle fonti di inquinamento: a Perugia e Terni la fonte principale di polveri è il traffico dei mezzi a motore, mentre a Città di Castello sono gli impianti di riscaldamento (in particolare la combustione di biomassa) a costituire la fonte principale di polveri. La fotografia viene dal rapporto Mal’Aria di Legambiente, secondo cui «finché non piove il bilancio peggiora, giorno per giorno. L’unica risposta possibile all’emergenza saranno il blocco del traffico nei centri e le ordinanze contro l’accensione di stufe e caminetti, che rappresentano però di fatto poco più di un palliativo, in attesa della pioggia».

Da cosa derivano le Pm10 Per le polveri fini come ogni inverno, e anche in questo, oltre ai fenomeni naturali e alle polveri secondarie, sono le attività antropiche dovute al traffico, agli impianti di riscaldamento (in primis i vecchi caminetti e stufe a legna), e, ove ci sono, alle industrie, ad aver fatto salire alle stelle le polveri fini (Pm10 e Pm2.5). Ma non dappertutto lo schema delle emissioni è uguale. Secondo uno studio di Arpa e Università di Perugia del 2016, a Terni il traffico pesa per il 27,8%, i riscaldamenti per il 20,2%, l’aerosol secondario (particelle solide derivate da gas condensati) per il 18,7%, l’industria per il 17%, il suolo urbano (particelle al suolo che tornano in sospensione) per il 9%; a Perugia il traffico per il 40%, i riscaldamenti per il 17,6%, l’aerosol secondario per il 14,8%, il suolo urbano per il 13,4%; a Foligno il suolo urbano pesa per il 33,2%, l’aerosol secondario per il 24,9%, i riscaldamenti per il 22,3%, il traffico per il 19,5%; A Città di Castello i riscaldamenti pesano per 47,8%, il suolo urbano per il 25%, l’aerosol secondario per il 20,2% e il traffico solo per il 7%.

Impatto su salute ed economia Legambiente evidenzia come l’inquinamento è un fenomeno che riguarda tutti ma«risultano più esposte tanto le fasce di persone meno abbienti quanto le fasce deboli, più comunemente conosciute come i bambini e gli anziani. L’inquinamento ha anche un impatto economico se si considerano i costi sanitari associati, l’accorciamento dell’aspettativa di vita, le morti premature e le giornate di lavoro perse». Oltre alle polveri fini ad inquinare l’aria concorrono anche altre sostanze come l’ozono, gli ossidi di azoto e il monossido di carbonio. «Per questi ultimi inquinanti – sottolinea il rapporto Mal’Aria – quasi sempre la fonte principale è il traffico, ma al contrario delle polveri fini, e in particolare per l’ozono, i periodi peggiori sono quelli caldi estivi tra aprile e settembre. Terni nel corso dello scorso anno ha avuto ben 47 sforamenti dei limiti di legge per l’ozono facendo balzare la città tra le più inquinate anche a livello nazionale».

«Non si fa niente» Sappiamo quasi tutto del problema, eppure secondo Legambiente «non facciamo nulla». «La risposta tipica di molte amministrazioni comunali, di fronte alle denunce di associazioni e cittadini preoccupati, sono sempre evasive e deresponsabilizzanti – afferma l’associazione ambientalista -. In realtà oltre al rispetto delle prescrizioni emergenziali, a cui peraltro mancano quasi sempre controlli efficaci per l’effettiva applicazione, ai sindaci sarebbe chiesto anche di attivarsi finalmente anche su interventi strutturali, come diverse associazioni chiedono da tempo in tutte le città della regione, interventi che sono poi peraltro anche quelli previsti dallo stesso Piano Regionale di Qualità dell’Aria. Puntualmente disatteso».

Cosa fare Secondo Legambiente, iniziare con ridurre l’uso dell’auto e del motore in genere a favore di modalità alternative meno impattanti (mezzi di trasporto collettivo, ciclabilità e pedonalità); rendere progressivi e stringenti i limiti alla circolazione in maniera permanente ed estesa in tutto l’ambito urbano, senza deroghe per i veicoli di ultima motorizzazione (compresi gli Euro 6); ridurre le esigenze di spostamento delle persone/delle merci riorganizzando gli spazi e i sistemi di vita delle città, in modo da ridurre all’origine l’esigenza di spostamento e le distanze percorse con mezzi a motore. Per i riscaldamenti si potrebbe invece intanto attivarsi per comunicare ai cittadini incentivi e opportunità di ammodernare i propri caminetti e stufe tradizionali in più moderni ed efficienti apparecchi come termocamini e stufe ad alta efficienza; efficientare il parco edilizio pubblico (scuole, uffici, ospedali etc.) riducendo il consumo di energia necessario per il riscaldamento invernale, e spingere per l’efficientamento degli edifici privati modificando opportunamente i regolamenti edilizi e informando sugli incentivi a disposizione. Per il settore industriale infine occorre dare priorità a strumenti come l’Autorizzazione integrata ambientale e l’applicazione delle migliori tecnologie per ridurre le emissioni delle industrie; prevedere programmi di innovazione e riconversione rispetto alle tecnologie e alle lavorazioni maggiormente inquinanti; dotarsi di sistemi di monitoraggio in continuo da installare sui camini e sulle fonti emissive.

Foto copertina Fabrizio Troccoli

Fonte: Umbra24 del 23/01/2020 https://www.umbria24.it/attualita/allarme-pm10-legambiente-aria-irrespirabile-a-terni-e-perugia-per-il-traffico-a-citta-di-castello-per-le-stufe

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