D’Aprile: «Grave carenza di personale amministrativo». ‘Ndrangheta, Cardella: «Crisi li attrae, ma non c’è radicamento». Cittadella giudiziaria, chiesta l’accelerazione.

Di Chiara Fabrizi – Foto – Fabrizio Troccoli

«Le criticità residue degli uffici giudiziari dell’Umbria si potranno risolvere solo con l’invio di nuovi magistrati e soprattutto di personale amministrativo, su cui rileviamo una carenza, rispettivamente, del 7,6% e del 20,2%». A dirlo il presidente della Corte d’Appello di Perugia, Mario Vincenzo D’Aprile, durante l’inaugurazione dell’anno giudiziario, segnalando anche che «la situazione risulta peggiorata rispetto allo scorso anno a causa dei ricorrenti pensionamenti, non adeguatamente fronteggiati con nuove assunzioni di assistenti e funzionari giudiziari».

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Carenza di personale amministrativo Analogamente il procuratore generale Fausto Cardella ha evidenziato come «il supporto della polizia giudiziaria, che affianca il personale amministrativo, pur svolgendo compiti consoni a chi ha una preparazione giuridico-investigativa, allevia ma non risolve le difficoltà che originano dalla drammatica carenza di personale amministrativo in tutti gli uffici del distretto e anche nella procura generale». A fronte di una pianta organica del distretto di 605 tra dirigenti, funzionari, commessi, ausiliari giudiziari e autisti risultano 485 effettivi, una carenza giudicata da Cardella «il risultato dell’inconcepibile blocco delle assunzioni protrattosi per oltre 20 anni che ha stremato l’amministrazione della giustizia». Malgrado la carenza di personale in Corte d’Appello le pendenze nella Sezione penale sono diminuite di circa il 23 per cento grazie a modalità organizzative molto efficaci, come la specializzazione dei due collegi, l’incremento del numero delle udienze e la formazione dei ruoli di alcune udienze con procedimenti della medesima tipologia» ha rilevato D’Aprile, da quattro anni al vertice.

‘Ndrangheta, pg: «Crisi è attrattiva, ma non c’è radicamento» Il procuratore generale ha anche parlato della «presenza di organizzazioni criminali, essenzialmente di matrice ‘ndranghetista, in Umbria. Se le mafie, la ‘ndrangheta in particolare, hanno una insopprimibile tendenza a espanders, a occupare territori, se ne è stata drammaticamente accertata la presenza inquinante in Lombardia, in Emilia Romagna e in altre nobilissime regioni, diverse e lontane dal luogo di origine, perché mai l’Umbria sarebbe dovuta restare indenne?». Anche Cardella individua «nella ricchezza della regione unitamente alla crisi economica generale l’indubbia attrattiva per le forze criminali, che speculano e traggono guadagni da questi fattori», tanto che «con tutte le cautele del caso, sembra che l’infiltrazione criminale sia avvenuta, per il momento, con l’immissione di capitali nell’economia della regione»: in questo senso indica nella «ricostruzione delle zone terremotate un settore ad alto rischio di attività mafiosa». In Umbria, però, non si rilevano «chiari e costanti segni di radicamento sul territorio, quali le estorsioni, il pizzo ai negoziant, i danneggiamenti e mancano  – ha detto Cardella – segni di contaminazione a livello dei centri decisionali della Regione, così come manca l’omertà, la paura della gente di denunciare, la rassegnazione o la convenienza a subire le imposizioni mafiose da parte della sana e laboriosa gente umbra, che mostra di aver fiducia nello Stato».

Cittadella giudiziaria Sabato mattina, inevitabilmente, si è tornati anche a parlare della cittadella giudiziaria di Perugia, con il presidente D’Aprile che ha rilevato come del progetto dell’ex carcere di piazza Partigiani «non si hanno notizie da più di un anno», sollecitando poi le autorità presenti, tra cui il capo di gabinetto del ministero della giustizia, Fulvio Baldi, «a contribuire a un’indispensabile accelerazione  del progetto ancora in fase assolutamente iniziale, occorrendo preliminarmente – ha detto D’Aprile – stabilire se il complesso immobiliare individuato possa ritenersi idoneo, anche in relazione ad eventuali vincoli ostativi alla radicale ristrutturazione necessaria per renderlo fruibile da parte degli uffici giudiziari». Cardella, sul punto, ha anche evidenziato che negli uffici giudiziari di Perugia il livello di «sicurezza, per tacere dell’efficienza del servizio, aumenterà, peraltro con consistenti risparmi di spesa, se andrà in porto la cittadella giudiziaria». Baldi, nel suo intervento, ha assicurato «un lavoro fattivo» per il progetto di piazza Partigiani.

Ermini: «No ingerenze partiti e correnti» A Perugia è intervenuto anche il vice presidente del Csm, David Ermini, che ha parlato dell’inchiesta di Perugia, che con le sue risultanza ha intaccato la credibilità della magistratura. «L’adozione di un metodo di lavoro trasparente, rispettoso delle regole e volto a corredare ogni delibera di adeguata e approfondita motivazione – ha detto – è necessaria ma non è sufficiente se non è accompagnata da un altrettanto rigoroso metodo di comportamento. Occorre che la condotta di ogni singolo consigliere, sia togato che laico, non sia inquinata, anche solo sul piano dell’apparenza, da pressioni o ingerenze correntizie o partitiche. Perché ciò accada, devono sussistere due condizioni». A Perugia anche  Nino Di Matteo, ex pm a Palermo, ora componente del Csm secondo cui «quel che è venuto alla luce dall’inchiesta di Perugia deve indignarci, ma non può sorprenderci perché è la fotografia nitida di una patologia grave che si è diffusa come un cancro e che ha portato allo strapotere delle correnti e al collateralismo con la politica, logiche che hanno allontanato l’organo di autogoverno dagli scopi per cui la Costituzione lo aveva previsto».

Avvocati contro riforma Bonafede Per l’avvocatura il presidente dell’Ordine di Perugia, Stefano Tentori Montalto, che ha ricordato «la mobilitazione dell’intera avvocatura sfociata, lo scorso 28 gennaio a Roma davanti alla Camera dei Deputati contro la riforma Bonafede sulla prescrizione, in una ma manifestazione senza precedenti nella storia repubblicana ed espressione – ha detto il presidente dell’Ordine – del timore avvertito da più parti di una deriva giustizialista del nostro sistema giudiziario: il diritto di difesa e le garanzie poste a tutela dei diritti fondamentali degli individui non possono essere sacrificati e compromessi neppure a fronte di un preteso efficientismo della giurisdizione, sovente invocato in occasione di riforme rivelatesi poi inutili se non addirittura nefaste». Sulla carenza di personale nel distretto, poi, per Tentori Montalto «è amaro constatare come le denunce dell’avvocatura, ma in realtà di tutte le diverse componenti della giurisdizione, contro le criticità del sistema siano sempre le medesime e continuino a rimanere per lo più inascoltate: carenza di magistrati, di personale amministrativo, di risorse economiche strutturali. Tutti siamo consapevoli – ha concluso – come solo importanti investimenti nel sistema giustizia possano coniugare effettività delle tutele ed efficienza del sistema, sicuramente più di qualsivoglia riforma dei codici di rito».

Fonte: Umbria24.it del 01/02/2020 http://www.umbria24.it/cronaca/anno-giudiziario-la-denuncia-grave-carenza-di-personale-servono-magistrati-e-amministrativi

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