Si avvicina la stagione turistica 2020 ma per albergatori e gestori di strutture turistico-ricettive a vario genere ancora troppe incertezze.

La pandemia da coronavirus ha incìso pesantemente sulle sorti dell’economia globale, ma l’attenzione si concentra adesso anche e soprattutto in un settore che in Italia contava di poter registrare solo nel primo trimestre Marzo/Maggio 2020 circa 81 milioni di presenze, con un guadagno stimato di circa 9,4 miliardi.

Fonte foto: Istat https://www.istat.it/it/archivio/241980

Ma quali saranno le sorti di Alberghi, campeggi, stabilimenti balneari, case vacanze e quant’altro? E di tutto l’indotto come ristoranti, musei, città storiche, commercianti, compagnie aeree, agenzie turistiche e chi più ne ha più ne metta?

Si potrà andare al mare? Si potranno occupare le spiagge libere? Ma soprattutto ci saranno turisti? Si potrà viaggiare?

Ancora oggi troppe incertezze e nessuna norma a tutela di un settore che in Italia rappresenta circa il 13% del Pil, per un valore economico che nel 2018 ha registrato oltre 230 miliardi di euro, il 15% dell’occupazione totale con ben 3,5 milioni di occupati.

Ci si domanda infatti ancora oggi chi potrà spostarsi e nell’ambito di quali Regioni, come organizzare ombrelloni e sdraio sulle spiagge per rispettare il necessario distanziamento sociale, quali misure adottare per scongiurare una eventuale ripresa del virus e dei contagi.

E’ necessario comunicare in tempo utile agli operatori del settore eventuali misure da porre in essere per consentire le aperture delle proprie strutture, ma soprattutto garantire le forniture dei DPI e consistenti norme a sostegno della economia, alcune delle quali sempre più necessarie a garantire la loro resistenza ed esistenza.

Le poche misure adottate, come i voucher salva-vacanza, non hanno neanche tamponato la pesante emoraggia.

Ecco cosa stima il centro studi del Touring Club Italiano sugli effetti del turismo: “Per 100 euro spesi dai turisti italiani e stranieri nel nostro Paese, oltre un terzo va al settore della ricettività, 13 euro a quello della ristorazione, 12 al commercio (inteso come shopping), 7 a quello del trasporto aereo interno al nostro Paese, circa 6 a quello degli altri mezzi di trasporto (ferroviario, marittimo, stradale), 4 a quello dell’intermediazione (agenzie di viaggio e tour operator) e oltre 3 ai servizi culturali, sportivi e ricreativi. 20 infine vanno ad altri servizi non compresi tra quelli principali e più significativi (assicurazioni, spese per articoli o servizi generici)” (Cit. TCI).

Quale sarà dunque il prossimo scenario turistico del 2020? Certamente dovremo abituarci ad un turismo differente, almeno per un periodo. Qualcuno parla di turismo di prossimità, altri di un settore in ginocchio.

Più della metà dei turisti in Italia arriva dall’estero. Ci si augura quindi che molti italiani che non potranno recarsi all’estero si recheranno in strutture italiane.

In Umbria il turismo si stima perderà circa 340 milioni di euro, con una riduzione degli arrivi di circa il 21% (fonte: iltamtam.it del 10/05/2020).

Il turismo sarà dunque uno dei settori più colpiti dalla pandemia, in Italia e nel mondo e ad adattarsi dovranno essere in molti (Patrizio Di Nola).

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