Si chiama Regusto, un marchio Italiano della start up perugina Recuperiamo s.r.l., nata nel 2016 da una brillante idea di Marco Raspati e Paolo Rellini.
Regusto nasce con l’obiettivo di combattere lo spreco alimentare, introducendo l’innovativo modello di condivisione del cibo per la beneficenza, unico a livello europeo.
Parole d’ordine sono digitalizzazione e tracciabilità dei flussi economici ed alimentari.
L’attività ha già ottenuto importanti riconoscimenti e risulta in linea con gli obiettivi di sviluppo delle Nazioni Unite per l’agenda 2030.
Ma cosa fa in concreto Regusto? A chi si rivolge?
Regusto si rivolge principalmente ad Aziende (produttori, distributori, GDO etc.) e ad associazioni Non-Profit, che da un lato hanno un canale alternativo per gestire gli stock di prodotto, dall’altro uno strumento per trovare e gestire donazioni e acquisti.
Le Aziende caricano sul marketplace i prodotti in vendita oppure dati in donazione, mentre gli enti non profit li prenotano a secondo delle loro esigenze.
Successivamente, le Aziende confermano o rifiutano la prenotazione mentre la piattaforma provvede a tracciarne l’acquisizione.
La piattaforma si è diffusa velocemente su buona parte del territorio Nazionale e conta all’appello oltre 70 aziende, circa 20 enti non profit e 12 Comuni.
L’app è scaricabile gratuitamente sul proprio cellulare come una qualsiasi altra applicazione.
Con Regusto è possibile acquistare da locali e ristoranti pietanze fresche a prezzi vantaggiosi, che diversamente rischierebbero di rimanere invendute.
Grazie alla collaborazione tra ristoratori e consumatori i cibi vengono acquistati con uno sconto che tra il 20 ed il 50% rispetto al prezzo indicato nel menù.
Il cliente sceglie tra le offerte del giorno, prenota e si gode le pietanze, contribuendo così in maniera concreta alla riduzione dello spreco alimentare.
Tutte i prodotti sono conservati in appositi contenitori ecosostenibili (fonte larepubblica.it) e pronti per essere consegnati.
Un concetto innovativo, rivoluzionario e concreto.
Un sistema che permette di ridurre sensibilmente lo spreco alimentare, che in Italia vale 15 miliardi di euro l’anno ovvero circa 1 punto percentuale in termini di PIL (fonte larepubblica.it). (Federica D’Agostino)