di Lorenzo Fiorucci

“L’inaridito limbo scosceso al primo trapungere di luce chiara come sempre muterà per farsi carneo rifugio di un Sé rudimentale cupo sconvolto come un nero mare al vento che non conosco”.

Già da queste poche righe si può comprendere la poliedricità di un artista – poeta – attore come Elio Mariucci, al quale una mostra rende omaggio nel piano nobile di palazzo ducale di Gubbio.

Una mostra retrospettiva di opere e installazioni astratte che Elio Mariucci ha in parte realizzato assieme alla moglie Emanuela, e che illustrano il percorso di uno dei maestri dell’astrattismo umbro.

Mariucci è infatti uno degli allievi tifernati di Piero Dorazio in cui la lezione formalista e cromatica riverbera nei suoi grandi pannelli dove è facile accorgersi di come la luce, la geometria e il colore si intersecano magistralmente in una composizione che non solo fa gioire la vista, ma emoziona il cuore. 

Una produzione che per la prima volta viene presentata a Gubbio, nella cornice prestigiosa come quella di Palazzo Ducale grazie alla volontà della direttrice del museo Paola Mercurelli Salari, che ha sostenuto il progetto curatoriale del sottoscritto. Una mostra che ha inaugurato il 5 dicembre 2020 inserita tra le iniziative della giornata del contemporaneo 2020 promosse dell’associazione AMACI e dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali, ma che le circostanze sanitarie non hanno ancora reso accessibile, pertanto prorogata fino al 16 maggio 2021. 

La mostra illustra dunque una parte della lunga carriera dell’artista, quella più nota, con opere comprese tra il 1987 e il 2020, espressione della ricerca che Mariucci ha condotto con vivacità, ed energia,gia, spaziando dalla pittura alla scultura fino all’installazione iniziando dall’esperienza di gruppo i 13X3 con cui l’artista ha avviato il suo percorso verso l’astrattismo.

E’ proprio questa vitalità fluente, che sgorga dalla mente dell’artista e che lo rende insaziabile al cospetto del fare, come momento edificante per se e per il mondo, che gli consente di spaziare con sicurezza tra varie tecniche e discipline artistiche: come già ricordato egli si occupa con costanza di teatro e si dedica alla poesia con la quale sta elaborando assieme allo scultore milanese Claudio Borghi una nuova pubblicazione.

Una vitalità che in arte lo ha portato negli anni a sperimentare anche un ambito ostico come l’artigianato, che definire artistico è riduttivo.

Mariucci è infatti uno dei rari esempi europei, che ha reinventato l’idea di mobile, piegando gli stereotipi della tradizione e della funzionalità dell’oggetto all’idea di narrazione favolistica immaginale.

Sono queste opere assieme ai grandi pannelli pittorici che sono capaci di unire la dimensione delle idee e quella della realtà fenomenologica.

Un ponte di collegamento che svela quella che Mariucci chiama “Materia Immaginale” essenza più profonda di un pensiero magico che si annida nella psiche più profonda e che cela dietro al colore cosi cangiante una componete d’inquieta creatività. (L.F.)

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