Articolo di Emma Di Maria

A 7 km da Spoleto, a circa 800 mt. di altezza, Monteluco ospita, nei pressi di un antico bosco, il Santuario di San Francesco in Monteluco.

E’ considerato fin dall’antichità monte sacro in quanto nei secoli ha ospitato eremiti di origini diverse, a partire dal 528 anno di provenienza del primo eremita proveniente dalla Siria.

Il santuario prende origine dalla chiesetta di Santa Caterina d’Alessandria, una suggestiva cappella nascosta in mezzo al bosco chiamata anche “Porziuncola di Monteluco”, vicina a una fontanella che serviva a dissetare i pellegrini che provenivano dalla mulattiera di Spoleto.

Nel 1218 San Francesco ottenne la cappella dai monaci eremiti di Monteluco e dette vita, secondo la tradizione, al cosiddetto “convento primitivo” ossia al piccolo insediamento costituito da celle con pareti di legno e calce ancora oggi intatte dove sorse la prima fraternità eremitica.

L’avvicendarsi di eremiti di origine orientale ed occidentale, fa della chiesetta una rarissima testimonianza, nel centro Italia, dell’incontro tra le due culture.

Sia dalle caratteristiche cellette del convento primitivo, che dalle grotte nel bosco si ha il segno nell’insediamento della presenza dei santi Francesco, Antonio da Padova, Bonaventura, Bernardino da Siena. Altri religiosi si ritirarono a Monteluco per vivere più spiritualmente la Regola, tra i quali il beato Francesco da Pavia, che qui morì il 16 agosto 1454 e il beato Leopoldo da Gaiche, che vi fondò il Ritiro nel 1788 e qui morì il 2 aprile 1815.

A lui è intitolata l’antica cappella con accanto il coro ligneo, luoghi dove i frati si ritirano a pregare.

Nei secoli successivi l’insediamento ha sempre mantenuto la vocazione originaria di eremo fino a diventare il nucleo dell’attuale Santuario di San Francesco in Monteluco di Spoleto. 

Il convento è oggi sede di una fraternità dei francescani minori, ma prevede spazi e iniziative per l’accoglienza di religiosi e laici in cerca di un luogo di silenzio e preghiera.

Foto copertina: Cappella di Santa Caterina D’Alessandria

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